C’è dell’arte in “ballo”. TikTok e l’intrattenimento culturale

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di Michela Apolloni

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Potremmo continuare con uno smisurato elenco di hashtag senza spiegare alcunché, dato che l’ormai diffusa piattaforma social TikTok, popolosa già da qualche anno tra la schiera dei Gen Z, non ha bisogno di presentazioni. Il social cinese, nato nel 2016 come contenitore/espositore delle espressioni più “leggere” della società odierna, con balletti e coreografie dai sottofondi musicali tra i più disparati e accattivanti, viene considerato spesso un intrattenitore low profile. 

Una sorta di balia dei nostri sensi che ci culla in un mondo fatto di musica e immagini, all’interno del quale quei minuti (o ore) trascorsi a scrollare i video nello smartphone, rappresentano un tempo esclusivo da dedicare a noi soltanto. Tra l’altro se si vuole passare da essere meri visualizzatori a veri e propri creator il passo è breve e anche semplice. Basta fare tap sul tasto centrale dell’app e consentire l’accesso alla telecamera. Da questa fase in poi sarà possibile selezionare la colonna sonora desiderata, impostare la velocità del brano, creare il proprio video inserendo effetti speciali, filtri, copertine, ancorare hashtag e scegliere i destinatari a cui rivolgersi. Tutte operazioni svolte senza mai uscire dall’app.

Come spesso accade con le nuove tecnologie, anche l’utilizzo spasmodico di questo social ha portato conseguentemente all’impiego di un nuovo repertorio di parole e neologismi, tanto da contraddistinguere il modo di comunicare all’interno e all’esterno della piattaforma.

Ma qual è il motivo di così tanto seguito? Indubbiamente la velocità delle informazioni e la brevità dei singoli post che permettono di seguire con interesse e “catturare” le informazioni più invitanti. In secondo luogo la dinamicità dei contenuti, il sottofondo giusto ed una buona capacità di sintesi. 

TikTok si presenta come un recipiente di contenuti eterogenei tra loro: a sfondo ludico e ricreativo o divulgativo e educativo. Sempre più spesso professionisti di diversi settori mettono in mostra le proprie abilità o le proprie conoscenze per fornire suggerimenti agli utenti. Non mancano le opportunità di guadagno attraverso click ricevuti, nonché l’investimento in pubblicità, tanto da considerare TikTok uno strumento utile per le aziende che vogliono vendere i loro prodotti e servizi, anche attraverso la scelta di influencer/testimonial che possano rappresentare al meglio l’immagine aziendale.

Lo sviluppo contenutistico di questa community globale si è ben presto orientato su molteplici discipline, non limitandosi a video di puro divertimento, ma affrontando temi che spaziano dalla psicologia alla medicina, dalla storia alla letteratura e filosofia, dall’enogastronomia alla politica, dall’arte alla scienza, includendo persino l’astronomia, la fisica, la chimica e la matematica. La professionalità e attendibilità degli autori a volte non è determinabile, altre volte è consolidata poiché si muove attraverso canali accreditati. È il caso di istituzioni pubbliche e private che hanno deciso di creare la propria pagina ufficiale ed affacciarsi alla finestra del mondo digitale.

La storia dell’arte è al centro di questo turbinio di video che diventano virali a colpi ripetuti di click e like, con temi che puntano a raggiungere centinaia di migliaia di followers e milioni di visualizzazioni. Molti tiktoker si cimentano in video brevi, raccontando il mondo dell’arte con suoni e immagini, narrando aneddoti, luoghi, monumenti, artisti ed epoche.

Storici dell’arte ed istituzioni culturali, da qualche anno a questa parte, hanno intrapreso l’avventura del digital sbarcando anche su quest’ultimo lunario (quello cinese appunto). Tra i primi è stata la Galleria degli Uffizi, presente da circa due anni, da quando nel 2020, per ovviare alle chiusure dovute al periodo pandemico, il complesso museale ha deciso di entrare nelle case per dare la possibilità di “immergersi” all’interno di uno degli edifici più famosi del mondo. L’approccio è stato quello di adottare una strategia mirata al coinvolgimento dei giovanissimi, mediante post in cui le opere d’arte parlano, cantano, o addirittura si muovono in giro per la città.

Altri musei ed istituzioni culturali a livello europeo e internazionale hanno scelto di aderire aprendo la propria pagina ufficiale. Tra questi citiamo il Museo del Prado di Madrid (@museodelprado) e il Rijksmuseum di Amsterdam (@rijksmuseum), che hanno presentato al pubblico le opere in esposizione, sia raccontandole in versione tradizionale (attraverso una guida che mostra i capolavori e li descrive al pubblico), sia mediante video divertenti o animati (come la versione cartoon de La lattaia di Vermeer, o attraverso la presenza di personaggi Playmobil che percorrono il museo). Il Rijksmuseum tratta anche argomenti a tema: “Women at Rijksmuseum”; “Restauri in corso”; “Il cibo rappresentato nelle opere d’arte”. 

I musei possono condurre la community in un tour virtuale alla scoperta di alcune delle sale più belle, partecipare a dibattiti su domande relative all’arte e alle opere, consentire  agli utenti di interagire filmando e condividendo i propri video realizzati all’interno di gallerie e commentando ciò che maggiormente li ha colpiti della visita, che sia virtuale, in situ o mista.

Anche storici dell’arte, guide turistiche e studiosi del settore hanno scelto TikTok come strumento di diffusione della cultura, postando video con l’intento di stimolare la curiosità ai fini dell’apprendimento e dell’erudizione. È il caso della pagina di @napolireale in cui la guida campana Silvana mostra le meraviglie di Napoli, Ercolano, Pompei e dintorni per diffondere la cultura partenopea. Lo fa parlando in dialetto napoletano raccontando curiosità e vicende della città che appassionano l’utente grazie ad uno spiccato entusiasmo e una singolare capacità di coinvolgimento. Gli episodi sono contraddistinti sempre a suon di slogan: “Cchiù ne simm e cchiù bell parimm!”. Oppure l’esperimento intrapreso dal profilo @rey.sciutto, un giovane neolaureato calabrese trapiantato a Bologna, che in pochi mesi ha raggiunto 118 mila followers e 2,6 milioni di like con la sua pagina dedicata all’arte e alla storia medievale. I suoi video propongono storie di artisti e personaggi del passato, città da visitare, date da ricordare, monumenti e curiosità dal mondo dell’arte. Il tutto condito con un linguaggio graffiante e diretto, a volte ironico, molto vicino alla realtà giovanile.

Questi dati ci permettono di comprendere quanto ancora la rivoluzione del mondo digitale e nello specifico dei social sia ancora in atto, seppur faccia parte del nostro vissuto ormai da decenni. Ed è ormai coscienza comune riconoscerne le potenzialità. Si fa sempre più viva l’esigenza di raggiungere tutto il pubblico, proprio per abbattere quei muri di inconciliabilità che vi sono stati per anni tra esperti del settore e l’eterogenea platea degli avventori.

In virtù di queste considerazioni è giusto porsi delle questioni sulla modalità di condivisione e di diffusione della storia dell’arte. Come meglio filmare le opere? Utilizzando quale fotocamera? Con quale luce e inquadratura? Come meglio apprezzare un capolavoro in versione digitale? Se semplicità non è sinonimo di banalità, quali sono le parole più appropriate affinché un’esposizione risulti comprensibile, attraente, ma non insipida? 

Forse la sfida più ardua consiste proprio nella trasmissione della passione, affinché tutti la facciano democraticamente propria. 

Profili suggeriti: 

@ museodelprado

@ rijksmuseum

@uffizigalleries

@unacamillacontemporanea

@napolireale

@michelangeloetornato

@museeorangerie

@rey.sciutto

@martamuseo

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