Jago Presente Perpetuo

by Admin
0 comment

di Paola Pengo

Seguo Jago, al secolo Jacopo Cardillo, dal 2013 su Instagram, da quando ancora non gli era spuntato il pallino blu sul profilo. Ogni sua opera, nel corso di questi anni, è stata per me motivo di profonda commozione.

Sabato scorso sono andata a visitare la sua mostra a Palazzo Bonaparte, a Roma, ed ho potuto, finalmente, guardare negli occhi il famoso “Habemus Hominem”, ricevendone la sensazione di essere a mia volta osservata, perchè le statue di Jago ti seguono con lo sguardo, in forza di un misterioso inganno. Ci sono opere, come questa, che sono pensate espressamente per essere comunicate on-line, ed il momento della condivisione, via social, non può che diventare virale: il video in cui l’artista spoglia “Habemus Papam” ha ricevuto in poco tempo centinaia di migliaia di visualizzazioni.

Ha scritto Marco Tonelli: “Mi mostrò una recente scultura dedicata ad un Pontefice, in fase di lavorazione, portata già a compimento ma da dover riportare, secondo le sue intenzioni, al proprio stato iniziale, come si trattasse di indossare un abito e poi dismetterlo. Il tutto filmato con la consapevolezza dell’importanza del processo scultoreo. Jago mi appariva come uno scultore che usava le mani, la testa e capiva l’importanza della tecnologia come mezzo di conservazione della memoria.” (dalle Cronache della creazione in  JAGO – MEMORIE(catalogo della mostra,  2015)

Il successo di questo percorso artistico è strettamente connesso alle infinite possibilità dei social media, considerando quanto il web e le nuove tecnologie lo abbiano sostenuto nell’acquisizione della fama.La definizione di Personal branding si adatta a pennello alla figura di Jago: “il personaggio nasce proprio in quella realtà parallela, ed è quindi la dimostrazione del fatto che postare video e far vedere la realizzazione della propria opera in diretta streaming può cambiare il proprio percorso artistico”. 

Se poi “l’uso dei social media incrementa le tendenze già forti nelle società contemporanee a un individualismo esasperato”, questo è un rischio che Jago non corre: infatti si è seriamente impegnato in un progetto che punta alla riqualificazione del rione Sanità, dove ha trovato un terreno fertile per mettere i suoi semi, con cui condivide una storia di fallimenti e riscatti, collaborando con la Fondazione di Comunità San Gennaro. A Napoli ha donato un’opera ed eletto la propria residenza di artista, installando il suo studio nella chiesa ai Vergini di Sant’Aspreno ai Crociferi, riaperta dopo anni di chiusura e di abbandoni. 

Qui inizia a scolpire “La Pietà”, rivolgendo a tutti l’invito ad andare ad assistere dal vivo alla realizzazione della sua scultura, anch’essa in mostra. La sua realizzazione è raccontata in un film documentario riproposto in mostra: “Rione Sanità, la certezza dei sogni”. e di certo la stella di Jago ha illuminato a giorno questa realtà.

Esposto anche il “figlio velato”: un bambino che giace su un parallelepipedo di marmo massiccio, la cui lavorazione ha richiesto, a causa del peso eccessivo, l’allestimento di un contropavimento nella sala stessa di Palazzo Bonaparte. L’opera è stata scolpita nel 2019 in diretta streaming sulla sua pagina Facebook. Il “figlio velato” rappresenta quell’egoismo che non ci permette più di offrirci agli altri  – ha detto l’artista – ma che ci conduce ad immolare proprio i più deboli per i nostri interessi. 

Il post o lo streaming non sono gli unici strumenti attraverso i quali l’artista scultore e videomaker interagisce con il mondo dei social. Infatti ha collaborato con Artigitale con cui ha realizzato  un Evento Live di Scultura 3D a Seneghe; è stato il primo a realizzare un’opera con il crowdfunding, chiedendo l’aiuto dei suoi sostenitori per realizzare il suo lavoro: “Il figlio velato”.

È stato il primo a fare molte cose, bisogna riconoscerlo. Lui stesso, d’altronde, ha fatto sue le parole di un altro artista, che è stato un grande maestro nel Personal branding ante litteram: Andy Warhol, il quale sosteneva che era molto importante, qualunque azione un artista compisse, che la compisse per primo. E in effetti Jago, come Warhol, ha un formidabile intuito che lo fa essere in anticipo sulle nuove modalità di comunicazione e sul trend del momento.

Essere un artista oggi richiede la consapevolezza dell’importanza di interagire con nuovi modi di comunicare che in passato non esistevano.

Tra le opere in mostra ve ne è una che ha viaggiato oltre i confini fisici della terra. Nel 2019, in occasione della missione Beyond dell’ESA (European Space Agency), Jago è stato il primo artista ad inviare una scultura di marmo sulla Stazione Spaziale Internazionale. L’opera, intitolata “The First Baby” e raffigurante il feto di un neonato, è tornata sulla Terra a febbraio 2020 sotto la custodia del capo missione, Luca Parmitano.

Scaturisce sempre dalle sua inesauribile genialità l’idea di concepire, partendo da un modello di cuore umano in argilla rielaborato al computer, una animazione in 3D da cui ha estrato trenta “momenti”, poi stampati con una stampante 3D per essere usati come matrici per realizzare trenta cuori in ceramica: una sorta di solidificazione del video di un cuore pulsante. 

Fra le opere in mostra spicca “Memoria di sé”, realizzata con una pietra di fiume, dalla quale emerge una testa-autoritratto, che a sua volta contiene un’altra testa, ritratto di Jacopo bambino. Oppure la serie di “Containers”, misteriose pietre di fiume che sembrano nascondere qualcosa al proprio interno, aperte come lattine di alluminio o come scatole di cartone. La “Venere”, provocatoria e dissacrante, ispirata alla Venere Capitolina. Oppure “Prigione”, contro la violenza sulle donne.

“Si può essere sedotti dai nuovi linguaggi ampiamente adottati nella pratica artistica contemporanea, avvertire l’innegabile appeal della digital life, ma si può anche intuire la necessità di non escludere la storia, custode di valori che arricchiscono il nostro presente, pure così dirompentemente diverso,” ha detto Maria Teresa Benedetti, curatrice della mostra.

Il nuovo Umanesimo non può prescindere dall’Umanità. Come qualcuno ha detto, più semplicemente: restiamo umani!

You may also like