FIGURARE. IL PENSIERO TRA LE MANI

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di Arianna Brunetto, Roberta Cristofari, Maria Gatti, Matteo La Greca, Benedetta Paris

Il progetto Figurare. Il pensiero tra le mani, realizzato nell’ambito del laboratorio Didattica Museale Inclusivadell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”, condotto da Simonetta Baroni e ideato da lei insieme all’artista Lucia Sforza e la storica dell’arte Licia Sdruscia, nasce grazie alla collaborazione con la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma.

Al laboratorio hanno partecipato tredici studenti universitari: Arianna Brunetto, Martina Calzolari, Alessia Costa, Roberta Cristofari, Maria Gatti, Alessandra Giordano, Desiree Giovanardi, Alessandra Izzo, Matteo La Greca, Giusy Longo, Martina Marrocco, Benedetta Paris, Eleonora Turli.

L’obiettivo del progetto è la realizzazione di un libro “fatto ad arte” che raccoglie le elaborazioni grafiche e concettuali degli studenti, realizzate durante l’attività laboratoriale svolta nello studio di Lucia Sforza, prendendo spunto da tre sculture presenti alla Galleria Nazionale: Testa (1913) di Alexander Archipenko, Figura Distesa (1953) di Henry Moore e Tana (1993) di Mimmo Paladino. 

Il percorso didattico è impostato su un’analisi sensoriale e sinestetica delle opere, che trova la sua prima applicazione nelle due visite guidate svolte alla Galleria Nazionale. È stato possibile esplorare tattilmente, oltre alle tre opere scelte, anche Coppa Chimerica (1947-1950) di Jean Arp, in cui la materia bronzea diventa un elemento organico in trasformazione, e Concetto Spaziale-Natura (1959-1960) di Lucio Fontana, che fa parte della serie Nature, definite dall’artista “palloni” per la loro forma sferica, la cui superficie irregolare segnata da solchi e da un profondo cratere, ricorda un corpo celeste.

Le tre opere sono state scelte anche perché permettono di avviare un confronto tra diversi aspetti della figurazione: geometrica, organica e simbolica.

La figurazione geometrica è individuabile nella scultura in bronzo di Alexander Archipenko, Testa, il cui titolo è esplicativo del soggetto rappresentato. La scultura è formata da elementi geometrici incastrati tra loro, in un gioco di composizione e scomposizione rintracciabile nella logica cubista. La figurazione organica è rappresentata dalla Figura Distesa di Henry Moore, un bronzo di grandi dimensioni dalle forme fluide che articolano lo spazio in alternati pieni e vuoti, la cui cavità avvolgente suggerisce l’immagine di un grembo materno. La figurazione simbolica è presente nella Tana, di Mimmo Paladino, un’opera composta da tre elementi sovrapposti: un cono con un’apertura che simula un rifugio, su cui si erge una figura umana stilizzata protesa in avanti senza arti e con lo sguardo assente, che sostiene sulle spalle un animale, il quale ricorda un cavallo dal muso allungato.

Il momento chiave nello studio delle opere è stato quando si sono potute confrontare le informazioni e le sensazioni dell’esplorazione visiva con quella tattile, permettendo di attivare nuove sinergie sensoriali importanti per ampliare il campo d’indagine sulla comprensione dell’oggetto artistico.

A occhi chiusi», raccontano gli studenti, «abbiamo toccato liberamente le superfici, facendoci guidare dalle mani e dai gesti iconici proposti da chi ci accompagnava, tra cui fondamentale è stato il contributo dello scultore cieco Felice Tagliaferri.  Al primo tocco si ha modo di sentire il freddo tipico del bronzo con il quale le opere sono realizzate. Successivamente si entra in un turbinio di emozioni. Abbiamo percepito tutto: dalla temperatura alla texture della superficie, l’incastro di piani che crea il volume in Archipenko, le linee sinuose del concavo e convesso di Moore e la solenne inquietudine della figura di Paladino.  In un secondo momento, quando abbiamo aperto gli occhi, l’esplorazione visiva delle opere per alcuni non ha cambiato la percezione della scultura mentre per altri è stato come scoprirle sotto nuove prospettive».

Dopo aver osservato e toccato le opere è stato necessario comunicare verbalmente questa esperienza: rintracciare quella parola o concetto che potesse tradurre e rappresentare l’immediatezza di queste sensazioni ma anche la profondità di alcune personali riflessioni, emerse durante un dialogo collettivo alimentato dal contatto diretto con le opere. Sono, però, le singole parole, alcune prese in prestito dal testo introduttivo di Licia Sdruscia, che entreranno a far parte del progetto finale una volta trasformate in un calligramma. 

Concluse le visite alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, l’attività si è spostata nello studio d’arte di Lucia Sforza, nel cuore di Centocelle, dove nel corso di due giornate si sono sperimentate diverse tecniche di stampa. Le informazioni e riflessioni acquisite durante gli incontri sono confluite nella realizzazione di tre libri dedicati ai tre artisti. 

Gli studenti inizialmente hanno individuato le forme e i piani che compongono le sculture, realizzando dei bozzetti che rappresentassero la loro personale visione delle opere. Le forme, ridotte a sagome e disegnate su cartoncini di diverso spessore, sono state ritagliate e ricomposte secondo diverse combinazioni, per poi essere posate sul piano del torchio per la stampa calcografica a rilievo. Le stesse forme sono state tradotte sulla carta con diverse texture, tramite l’uso di differenti materiali, e successivamente trasferite su fogli di acetato con lo scopo di essere inchiostrate per la stampa dei colori primari. 

Gli studenti, inoltre, hanno dichiarato che vivere lo studio di un’artista significa prenderne in prestito non solo strumenti e materiali, ma soprattutto idee, punti di vista e suggestioni. Hanno ritenuto molto formativo l’essere guidati da un’esperta nella scelta dei materiali, un aiuto indispensabile che ha permesso di concretizzare visivamente e tattilmente le proprie idee.

I materiali prodotti – forme, texture e colori – una volta passati sotto il torchio si trasformano sul foglio: i diversi elementi si compongono in una sola immagine su carta, le materie si fondono e i colori primari si mescolano dando vita a nuove gradazioni e sfumature. 

Alcune pagine dei libri sono dedicate alla riproduzione dei calligrammi in cui, attraverso uno studiato gioco tipografico, le parole scelte sono state disposte sullo spazio del foglio per costruire significati e suggerire nuove forme. I progetti grafici così prodotti sono infine rilegati, secondo il formato del leporello, a formare il libro “fatto ad arte”[1].

L’approccio metodologico utilizzato in questo progetto ha trovato una sua immediata applicazione nell’attività laboratoriale del 23 ottobre, dedicata alle famiglie, proposta in occasione della mostra Capogrossi. Dietro le quinte che si è svolta alla Galleria Nazionale dal 20 settembre al 6 novembre 2022, arricchita dal contributo di Eclario Barone, docente dell’Accademia delle Belle Arti di Roma. Il suo intervento ha permesso di sperimentare diverse tecniche pittoriche, prendendo spunto dalle forme cromatiche a forchetta che hanno caratterizzato la ricerca artistica di Giuseppe Capogrossi; mentre le sue Superfici, opere monocrome a rilievo degli anni Sessanta, sono state lo spunto per riproporre il lavoro calcografico affrontato con gli studenti nello studio di Lucia Sforza.

Il giorno 23 novembre 2022 nella Sala delle Colonne, presso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, è stata organizzata da Claudia Palma, responsabile dell’Archivio Bioiconografico, la presentazione del progetto Figurare. Il pensiero tra le mani a cui hanno partecipato Eclario Barone, Simonetta Baroni, Licia Sdruscia e Lucia Sforza. In questa occasione gli studenti hanno illustrato ed esposto il proprio lavoro, assieme ad una documentazione grafica e fotografica per raccontare le varie fasi del processo creativo. 

Alla fine della presentazione gli spettatori hanno potuto osservare e toccare gli oggetti in allestimento e sfogliare i libri “fatti ad arte” scoprendo, o riscoprendo, quelle diverse sfaccettature, visibili o celate all’occhio umano, che caratterizzano un’opera d’arte contemporanea. 


[1]  Il libro che raccoglie le tavole calcografiche e tipografiche relative ai tre artisti selezionati è stato donato e conservato presso la Biblioteca della Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma. 

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