di Roberto Malinconico
La periferia romana rappresenta un unicum nel panorama internazionale. Quale città, in Europa o nel mondo, può vantare monumenti tanto importanti e in numero così cospicuo in zone limitrofe e marginali della città? Eppure questo dato, invece di esaltare le nostre periferie, è causa di giudizi discordanti da parte dei cittadini. Spesso, infatti, si può leggere sui giornali e ascoltare conversazioni nei bar di quartiere in cui tali monumenti vengono indicati come un intralcio a possibili migliorie urbanistiche, oppure reputati come squallidi, nello stato di abbandono e di fatiscenza in cui si trovano. Il problema potrebbe risiedere nella mancata comprensione di quei manufatti. È proprio da queste considerazioni che scaturisce il progetto multimediale di ricostruzione della sala ottagona di Villa dei Gordiani.
La poesia Ozymandias, citata a inizio video, aiuta a evidenziare uno dei motivi cardine del progetto, che balzerà agli occhi del fruitore in maniera immediata e puntuale, dinanzi alla necessità di sottrarre le antiche rovine monumentali a quell’inesorabile declino e perdita. Il secondo motivo è ravvisabile dietro i versi citati dell’opera di Shelley: “le piatte sabbie solitarie che (intorno al monumento, N.d.A.) si estendono oltre confine”. Le “sabbie” possono essere metaforicamente associate alle periferie degradate di una grande città come Roma, che rischiano di rimanere sprofondate in una sorta di nichilismo esistenziale. Quei ruderi dovrebbero invece essere considerati dei punti di riferimento e non simboli d’intralcio, dovrebbero essere strumenti per la comprensione della storia, dell’arte, dell’archeologia e del potenziale che questo tipo di territorio ha offerto in passato e che potrebbe, attraverso una maggiore consapevolezza dei cittadini, tornare a offrire in futuro.
Arte e tecnologia si incontrano. Ma in che modo? In primis con tanta competenza e conoscenza dei due mondi, apparentemente così diversi, ma che si possono (e devono) aiutare; e poi in modo sostenibile e creativo, con l’utilizzo dei software open source, non perfetti, ma sempre in miglioramento, realizzati con cuore e intelligenza dalle community e ormai in grado di compiere quel salto di qualità che tanto si aspettava nel mondo della ricerca, non sempre florido economicamente.
Il processo creativo del video è articolato in diverse fasi. Nel primo step, tramite l’uso di un drone (un Parrot Anafi caratterizzato da una buona ottica) si è eseguito il rilievo fotogrammetrico di un ambiente specifico di Villa dei Gordiani: la sala ottagona, monumento alto circa 28 metri. La presa fotogrammetrica è avvenuta con l’ausilio dell’applicazione “pix4dcapture” mediante una doppia griglia e alcuni percorsi circolari a varie altezze intorno al monumento. Infine, dopo aver verificato la bontà delle foto, si è utilizzato il software open source “Open Drone Map Web”, il quale ha permesso la realizzazione della nuvola di punti della mesh poligonale.
Una volta ottenuto il modello, è iniziata la fase probabilmente più complessa: quella di ricostruzione del monumento. Infatti, ricostruire resti archeologici, con palinsesti così intricati, risulta sempre un’impresa impegnativa. È necessario, oltre a molto studio per poter raggiungere un risultato il più corretto possibile, anche un’ottima dote tecnica nell’editing 3D per riuscire a restituire il monumento nella sua forma completa e nel modo migliore rispetto a come lo si era immaginato. Anche per questa fase si è impiegato un altro applicativo libero, “Blender”, il quale permette di effettuare un ottimo lavoro, ormai quasi al livello qualitativo della controparte commerciale.
Il modello è stato ricostruito cercando di attenersi, dove possibile, agli studi e alla documentazione archeologica (ROMANO 2008) (LEONE, PALOMBI, ET AL. 2008), cercando dei parallelismi con strutture coeve. Ad esempio, per la ricostruzione della cupola e di altre parti è stato molto utile un confronto con il tempio di Minerva Medica. Nel caso in cui è stata riscontrata una mancanza totale del dato, si è proceduto invece seguendo un senso logico.
Successivamente è stato creato un modello da stampa 3D, tramite una stampante Geeetech A10 pro (filamento PLA da 1.75 con altezza del layer a 2µm), dei resti ancora visibili della sala ottagona. Tale modello (attraverso la possibilità di utilizzare l’elemento tattile) è stato di grande aiuto per la comprensione di alcune parti strutturali del monumento.
Infine, mediante un software libero di video editing “Kdenlive” è stato realizzato il video, ultima fase del progetto.
La ricostruzione, nonostante sia fedele ove possibile, ha da subito evidenziato un fine multimediale, con l’aggiunta di piccole porzioni di spiegazione a scopo didattico. Il video, infatti, è stato pensato con l’obiettivo di stupire e stimolare lo spettatore, facendolo riflettere e dandogli, se possibile, maggior consapevolezza delle zone in cui vive e passeggia. L’arte, l’archeologia e la storia, attraverso una combinazione con la tecnologia, possono oltre che a ridare la giusta dignità ai luoghi, esaltare anche i quartieri, in particolar modo quelli delle nostre periferie, zone problematiche e troppe volte smarrite e abbandonate.
Bibliografia consultata per la ricostruzione del monumento
-The ‘Villa dei Gordiani’ Project The so-called ‘Villa dei Gordiani’ at the 3rd mile of the Via Prenestina, Anna Leone
Domenico Palombi, Marco Maiuro, Robert E. Witcher, Philip Howard, Fabrizio Vallelonga, in Bullettino della Commissione
-The ‘Villa dei Gordiani’ Project The so-called ‘Villa dei Gordiani’ at the 3rd mile of the Via Prenestina, Anna Leone
Domenico Palombi, Marco Maiuro, Robert E. Witcher, Philip Howard, Fabrizio Vallelonga, in Bullettino della Commissione
- LEONE, PALOMBI, ET AL. 2008 = Anna Leone, Domenico Palombi, Marco Maiuro, Robert E. Witcher, Philip Howard, Fabrizio Vallelonga, The ‘Villa dei Gordiani’ Project The so-called ‘Villa dei Gordiani” at the 3rd mile of the Via Prenestina, in «Bullettino della Commissione Archeologica Comunale di Roma», Roma (Roma, L’Erma di Bretscneider, 2008.
- ROMANO 2008: La Villa dei Gordiani, a cura di Gabriele Romano, in “Forma Urbis”, 9, 2008