di Olga Concetta Patroni
Isabella d’Este, moglie di Federico II Gonzaga, duchessa reggente di Mantova e Principessa di Ferrara, fu una delle figure più influenti del Rinascimento italiano. La sua autorevolezza si estese in ogni campo, dalla politica al mondo della moda e della cultura, ella fu infatti mecenate e grande collezionista d’arte italiana.
Per conservare le numerose opere collezionate, Isabella d’este fece allestire nel Palazzo ducale di Mantova un ambiente privato passato alla storia come lo Studiolo di Isabella d’Este, unica nobildonna italiana a possedere un simile ambiente, a riprova della sua fama di persona colta e raffinata.
Dopo la morte della duchessa, avvenuta nel 1539, lo studiolo cadde in disuso e, a partire dal 1627, la collezione si disperse: le tele furono donate da Carlo I Nevers, pronipote della duchessa, al cardinale Richelieu per confluire prima nelle collezioni reali di Luigi XIV e poi nel nascente museo del Louvre. Gli arredi e le statue, tra cui un Cupido di Michelangelo e un Cupido attribuito a Prassitele, furono venduti e oggi tutti i pezzi conosciuti di questa collezione si trovano sparsi in diversi musei d’Europa.
Queste circostanze portarono alla dispersione di una delle più preziose collezioni d’arte di epoca moderna che per secoli è stata visibile solo in pezzi ormai separati, lasciando vuoto lo spazio del Palazzo ducale una volta adibito alla loro custodia.
Sebbene il fascino di questo spazio e la straordinaria collezione in esso costudita siano andati dispersi, grazie alla tecnologia digitale è stato possibile ricreare virtualmente lo Studiolo di Isabella d’Este e mostrarlo al grande pubblico in un demo video – intitolato The Virtual Studiolo – che è preludio a un grande progetto, il progetto IDEA: Isabella d’Este Archive.
IDEA, finanziato dalla Samuel H. Kress Foundation, è guidato dall’Università della California Santa Cruz e vede la collaborazione del consorzio CINECA e di VISIT LAB, laboratorio tecnologico attivato da CINECA.
L’obiettivo di questo ambizioso progetto è creare una piattaforma digitale, dinamica e interattiva che offra agli studenti, ai ricercatori e ai fruitori, nuove vie per esplorare la storia dell’arte e la cultura europee dell’Età Moderna.
Per raggiungere questo obiettivo, IDEA parte dall’emblematica figura di Isabella d’Este e riporta a nuova vita il suo Studiolo con un demo – video che fonde ricerca storico letteraria, computer grafica e musica dimostrando come questa commistione costituisca un valido strumento di supporto sia alla ricerca che alla divulgazione.
Il video, della durata di circa sei minuti, si apre con un’inquadratura su una lettera alla quale se ne affiancano altre. Si tratta delle lettere scritte da Isabella d’Este che si addensano fino a diventare un vortice che si dirada per lasciare l’inquadratura aprirsi sullo spazio vuoto dello studiolo che velocemente si riempie di pitture e di ricche decorazioni, dal legno intagliato della boiserie, fino ai cassettoni dorati del soffitto e alle ceramiche del pavimento.
Accompagnate dalla musica, si susseguono le riproduzioni delle opere conservate all’interno dello Studiolo: ceramiche, medaglie e opere bronzee, in un carosello che si conclude con la riproduzione 3D del ritratto della marchesa e con una lettera che, chiusa con ceralacca e stemma estense, segna la fine della prima parte del video-demo.
La seconda parte mostra gli aspetti più tecnici della realizzazione di questo straordinario prodotto multimediale che unisce in sé diverse tecnologie. La prima cosa che viene mostrata è il posizionamento delle riproduzioni di diversi quadri sulle pareti dello studiolo di cui possiamo osservare la mesh, ovvero – letteralmente – la “rete” che lo compone.
La struttura dello Studiolo è stata infatti riprodotta attraverso la fotogrammetria, una tecnica che permette di ottenere modelli tridimensionali attraverso l’accoppiamento di immagini bidimensionali.
All’interno dello Studiolo sono state scattate 574 fotografie con una risoluzione di 36 megapixel, questo set di fotografie, caricato all’interno di PhotoScan[1] ha permesso di produrre una nuvola di punti densa composta da 110.945.015 punti con 11 milioni di vertici e otto texture da 4096*4096 pixel. Un risultato con uno straordinario livello di dettaglio che ha permesso la riproduzione fedele dell’ambiente del Palazzo ducale. Il modello 3D così ottenuto è stato poi ottimizzato all’interno di Blender, noto software di modellazione 3D, che ha permesso di raggiungere risultati di eccezionale suggestione nella resa cromatica dell’ambiente e nella resa degli effetti di luci e di ombre.
La precisione del risultato visivo e l’uso di un tappeto musicale che accompagna le immagini durante tutto il video, contribuiscono a creare un risultato affascinante: un ambiente virtuale personalizzabile, che ci permette di immergerci in uno dei contesti più colti dell’Europa rinascimentale.
Dalla commistione tra tecnologie e dalla collaborazione tra esperti e artisti della computer grafica e della modellazione 3D, è nato un prodotto straordinario, la prova del valore e del potenziale della tecnologia e del progresso a servizio della storia.